Gennaro Zecca

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L’impresa e il fascino del mare largo

Gennaro Zecca, Amministratore Unico di Odoardo Zecca S.r.l.

C’è un momento dell’adolescenza in cui cominci a chiederti cosa vuoi farne della tua vita.

A 15 anni le prime risposte che ti dai sono solitamente risposte alla domanda: “cosa si aspettano gli altri che io faccia della mia vita?”. Cosa gli altri si aspettassero da me era evidente a tutti.

Primogenito di 3 figli di Odoardo Zecca, attuale socio di maggioranza dell’azienda, ero chiamato a proseguire la tradizione familiare nell’impresa di famiglia che dal 1905, anche grazie a un monopolio naturale, resisteva sui mercati: attiva nella distribuzione di energia elettrica e con un passato nella produzione.

Mio padre non mi chiese mai esplicitamente se volessi entrare in azienda. Ma la domanda aleggiava nei silenzi dei pranzi domenicali. La sentivo nella mia testa, urlata e insistente fino a quando, trovandomi vicino alla scelta universitaria, la domanda non fu più eludibile: “vuoi studiare per fare l’imprenditore e il manager?”

Sarà che, per carattere, non mi sono mai piaciute le risposte scontate; sarà che a vent’anni ero attratto dallo studio del mare nei suoi aspetti fisici; sarà che volevo fare il ricercatore, decisi di iscrivermi all’Istituto Universitario Navale e di studiare per fare l’oceanografo.

Durante gli studi compresi che del mare mi attirava, soprattutto, il mistero delle sue profondità e la poesia delle leggi fisiche che cercavano, senza successo, di descriverne il moto e il suo perenne imprevedibile cambiamento.

Scoprii, a poco a poco, che la possibilità di esplorare, descrivere, seguire o innescare un cambiamento, unita al fascino di tracciare nuove direzioni e di non seguire strade già segnate, era il vero motore della mia vita. Capii che il ricercatore studiava e scopriva quello che c’era, ma non aveva la possibilità di creare dal nulla.

Presto compresi che, paradossalmente, l’azienda di famiglia, ancorata da oltre 100 anni al business tradizionale della distribuzione di energia elettrica, poteva essere una fantastica occasione per mettere in pratica la mia voglia di cambiare le cose, dando vita a nuovi processi.

Entrai in azienda, scoprii la bellezza del fare impresa per rendere più ricche, libere e felici le persone che ci lavoravano. Quando entrai, ci occupavamo di distribuzione di energia elettrica nel comune di Ortona e fui catturato dallo spirito di servizio pubblico e dal senso di responsabilità che permeava il modo di lavorare di operai, impiegati quadri e dirigenti. I nostri non erano semplici clienti da gestire, ma utenti, anzi persone con cui entrare in relazione costantemente.

Io volevo cambiare, non mi piaceva gestire quello che avevamo, volevo lasciare il porto sicuro di un monopolio naturale, per il fascino del mare largo della sfida dei mercati.

Mio padre mi lasciò fare. Tornammo a produrre energia elettrica, sia da fonte rinnovabile che tradizionale. Mi impegnai direttamente nell’ampliamento dell’attività di produzione, passando da 5 Mw a 105 Mw, coinvolgendo imprese quotate.

Abbiamo comprato altre reti elettriche da ENEL. Abbiamo creato altre aziende e linee di business attive nei settori dell’efficienza energetica, dei servizi di operation e maintenance di impianti industriali e centrali di produzione elettrica, della gestione di altre utilities dei servizi a rete, della vendita del gas. Recentemente abbiamo avviato una nuova impresa in Marocco.

Oggi la domanda che mi agita è come rendere questa voglia di inseguire e anticipare il cambiamento, non più una caratteristica dell’imprenditore, ma dell’impresa stessa.

Il mio sogno, concreto e quotidiano, è quello di managerializzare la mia impresa di famiglia, senza rinunciare al fascino del mare largo.