Manifesto dei valori

Hubruzzo / Manifesto dei valori

Rovesciare i luoghi comuni sulla nostra industria, per generare nuova credibilità

Il sistema produttivo regionale ha raggiunto, nell’arco di quarant’anni, capacità, capillarità e densità tali da collocarlo ai livelli del settentrione italiano. Tutto questo non viene percepito né dagli stakeholder globali, né dalla cittadinanza locale. Mappare e valorizzare le eccellenze industriali significa costruire una brand reputation, riportare investimenti nel territorio e rendere la comunità consapevole del proprio valore.

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Aleksandr Rodcenko, 1931

01-B

Man Ray, 1924

Attrarre talenti dal mondo, per non scomparire dal mondo

Vi sono due tipi di aziende: quelle che cambiano e quelle che scompaiono. Fra dieci anni gran parte delle imprese più competitive del nostro territorio potrebbero non esistere più, a causa di un salto tecnologico o per la mancata capacità di anticipare il cambiamento. Bisogna ricreare un humus imprenditoriale, favorendo un ricambio generazionale che passi anche attraverso una nuova lettura degli scenari.

Il futuro è dalla nostra parte, se costruiamo collaborazioni con tutto il mondo. Includere l’altro significa sostenere bandi internazionali, dottorati industriali, ricerche di settore, scambi di buone pratiche, alimentando una cultura d’impresa glocal.

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Aleksandr Rodcenko, 1924

02-B

Brassai, 1937

Fare industria responsabilmente, per innescare un’economia circolare

Un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo: questa è l’Economia Circolare. Una scelta responsabile da fare nel presente, per rendere sostenibile il nostro futuro. Questa prospettiva non è un lusso, bensì un investimento. L’industria che cresce è quella che include, tra le sue variabili interne, anche l’ambiente.

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Aleksandr Rodcenko, 1931

03-B

Horst, 1937

Mettere le persone al centro, per fare la differenza

L’essere umano è frutto di relazioni. Se le sue relazioni sono buone, le sue realizzazioni saranno ottime. I talenti, nel mondo, decidono di lavorare in ambienti in cui si respira armonia, fiducia, senso della delega e rispetto professionale. L’umanesimo industriale ci ha consegnato personaggi come Cristoforo Benigno Crespi, Guido Ucelli, Luisa Spagnoli, Camillo e Adriano Olivetti: donne e uomini che hanno saputo conquistare il successo senza dimenticare le necessità di ogni singola persona.

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Andre Kertesz, 1919

04-B

Charles Ebbets, 1932

Essere imprenditori, per sviluppare una visione della vita

Dietro ogni impresa di successo c’è qualcuno che ha preso una decisione coraggiosa. Ciò significa che imprenditori si diventa per vocazione e per capacità di accettare il rischio. D’altro canto l’imprenditore è un visionario della concretezza: quando sogna qualcosa sa anche come dare vita pratica a quel sogno. Infine, l’imprenditore è legato ai territori che lo hanno accolto con più entusiasmo.

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Alfred Eisenstaedt, 1937

05-B

George Hoyningen Huene, 1930

Collaborare per competere

Se ognuno di noi fa quello che è meglio per sé, incurante degli interessi altrui, nel lungo periodo perde anche i vantaggi che crede di aver ottenuto nel breve. Esiste un equilibrio cooperativo che non deriva da scelte razionali individuali, ma da una ragionevolezza che si pone al di sopra: essa coincide con l’interesse generale di un comparto produttivo o di un’intera regione. Se gli industriali abruzzesi decidessero di collaborare sui nodi strategici del futuro, tutto l’Abruzzo ne avrebbe profitto. La sfida è quella di trasformare la prima persona singolare in prima persona plurale: l’Io in Noi, il personalismo in comunità integrata.

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Imogen Cunningham, 1926

06-B

Walker Evans, 1931

Incrociare i saperi, per migliorare

Le scoperte e le invenzioni arrivano quando le discipline si intrecciano.
Gli orizzonti da avvistare sono sempre al confine dei saperi consolidati.
Chi si rinchiude all’interno di un metodo senza incrociare altri sguardi, girerà solamente su sé stesso. Bisogna sviluppare un’identità aperta al confronto, capace di oltrepassare le proprie radici, per realizzare qualcosa di precedentemente impensato. Bisogna costruire una correlazione forte tra settori differenti e tra istituzioni e industria, perché si può creare un prodotto di valore soltanto in un territorio di valore.

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Florence Henri

07-B

Walker Evans, 1930

Costruire una comunità industriale, per non essere più soli

Il futuro delle nostre relazioni deve essere meno ingessato, capace di sintonizzarsi non soltanto sulle necessità oggettive di profitto, ma anche su altre affinità: culturali, valoriali, estetiche. Lo spirito partecipativo si costruisce giorno dopo giorno, mettendo al centro la relazione. Bisogna avere tempo e volontà. Dobbiamo essere lenti e veloci, capire quando è opportuno fermarsi, quando è necessario correre, quando è strategico tornare sui propri passi.

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Aleksandr Rodcenko, 1930

08-B

Alfred Eisenstaedt, 1937

Riconquistare l’orgoglio d’appartenenza, per confrontarsi senza timori

L’industriale abruzzese deve confrontarsi senza soggezione con il mondo, sostenendo l’innovazione quando porta vantaggi di lungo periodo, rigettandola quando determina tendenze effimere o bolle speculative.

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Dora Maar, 1936

09-B

Lewis Hine, 1930

Dialogare alla pari con la politica, per avere voce in capitolo

La fondazione vuole diventare un interlocutore credibile, autentico rappresentante delle eccellenze abruzzesi.

10-A

Ansel Adams, 1937

10-B

Brassai, 1930